Nel nostro precedente intervento abbiamo fornito una breve introduzione alla complessa tematica legata alle rune, ora continuiamo con la più giovane delle serie runiche: il Sistema Armanen.
I primi decenni del XX secolo conobbero un fortissimo interesse verso le rune che fu propiziato da un occultista-mistico tedesco: Guido Von List.
Questi, a partire da un passo del poema eddico Havamal, in cui Wotan “insegna” i 18 Goldrar (Canti di Potenza) ritenne, grazie a quella che definì “un’esperienza mistica”, di aver individuato le 18 rune originarie, successivamente ordinate nella Serie Armanen.
Prima di procedere all’esame dei “segni” in questione è opportuno attardarsi un po’ per conoscere List, le sue idee e le tappe salienti del suo percorso di ricerca.
Guido Von List nacque il 5 ottobre del 1848 da una famiglia della media borghesia viennese e sin da bambino rivelò uno spiccato interesse per la mitologia ed il folklore germanico.
Questa naturale propensione venne ulteriormente stimolata quando, all’età di 14 anni, visitando le catacombe della cattedrale di Santo Stefano a Vienna, venne fortemente impressionato dai resti di un altare paleocristiano che la sua fervida immaginazione trasformò in pagano.
L’episodio influenzò definitivamente i suoi pensieri nei confronti del cristianesimo e lo sospinse in un difficile percorso di riappropriazione e ricostruzione dell’antica religiosità dei suoi avi.
Nel 1878, abbandonata l’attività commerciale detestata fin dai tempi degli studi, s’immerse in un’approfondita ricerca che alla soglia dei trent’anni lo vide in possesso di una dettagliata fede ispirata all’antica religiosità nordica. Il fulcro della ricerca di List era la commistione che egli operava tra natura e storia, ove la prima era intesa “quale guida divina dalla quale promanava un’incessante forza vitale”.
Proprio il riferimento fondamentale alla storia, quale pilastro della sua ricerca religiosa (List amava ripetere che era necessario riappropriarsi con l’animo del paesaggio che la vanga dell’archeologo riportava alla luce), e la sua indefessa attività fecero si che egli divenisse ben presto un punto di riferimento illustre per il variegato ambiente volkish autro-tedesco.
Nel 1902 si sottopose a un intervento per la rimozione della cataratta, a quei tempi si trattava di un’operazione a rischio che lo lasciò cieco per quasi un anno.
In questo periodo ebbe un’esperienza visionaria in cui le rune gli sarebbero apparse nella loro forma originaria composta di 18 segni. List considerò l’episodio come un’iniziazione mistica e il punto cruciale della sua ricerca. Così nel 1903 scrisse il primo dei suoi libri dedicati allo studio delle rune: “La Lingua Primitiva degli Arii in Scritti e Incisioni” che, dopo la presentazione all’Accademia Imperiale delle Scienze di Vienna, avvenuta nel 1904, venne pubblicato con il titolo definitivo di “Die Ursprache der Ario-Germanen und ihr Mysterien Sprache”.
Sempre nel 1903 la rivista viennese ”Die Gnosis” pubblicò un articolo di List che per la prima volta rivelava in maniera completa la sua weltanschauung storica e mitologica. In quel pezzo List esaminava le valenze spirituali e religiose dei simboli runici ampliando il significato solare della swastica.
Dall’esposizione listiana veniva fuori una fede religiosa antitetica a quella cristiana (vista come un’impostura straniera che aveva avvilito l’intera cultura germanica) e che affondava le sue radici nell’antica spiritualità dei popoli iperborei venuti dalla leggendaria Thule. Il crescente proselitismo che raccoglievano le sue idee lo portarono, con l’ausilio di “importanti discepoli”, a costituire il 2 Marzo del 1908 la “Società Von List”. La summa del pensiero di Guido Von List venne pubblicata, per i tipi della Società Von List, in sei libri in cui venivano studiati il significato delle rune (Libro I “Il segreto delle rune”), il culto e l’organizzazione dei sacerdoti di Wotan, il significato delle festività popolari che affondavano le loro radico in un substrato esoterico e spirituale; infine l’autore riassumeva la propria concezione segnando i programmi concreti per recuperare l’antica religione.
Nel Solstizio d’Inverno del 1911 List creò una diramazione della sua società: Hoher Armanen Order (Ordine Supremo degli Armani), che assumeva il carattere di un circolo iniziatici.
Il termine armanen era la traduzione tedesca del nome dato da Tacito ad una delle tre “caste” sociali della Germania pagana.
Gli Hermiones erano i sacerdoti (per List dediti al culto di Wotan), che affiancavano gli Istevones (guerrieri) e gli Inglevones (contadini).
Custodi della tradizione e dei culti religiosi, gli armani (hermiones) detenevano il sommo potere in nome del Sole.
Secondo List gli insegnamenti armanisti si erano mantenuti fino al nostro secolo grazie a gruppi segreti e confraternite come i Rosacroce e i Templari. Il compito del HOA era allacciarsi a questo insegnamento e mantenerlo in vita.
Al culmine della sua fama e considerazione, ormai si parlava di lui come di un mistico, il 17 Maggio 1914 List muore a Berlino all’età di 71 anni.
La sua figura è stata nel corso degli anni al centro di dure polemiche; c’è chi ha creduto “l’esperienza mistica” del tedesco un’operazione di bassa lega, altri invece, pur non facendo propria questa posizione estrema, hanno ritenuto l’Armanen frutto del fraintendimento del’Havamal, che non si riferisce alle rune, bensì ai canti di forza sciamanica che utilizzano anche le rune (Kenneth Meadows). Per quello che ci riguarda riteniamo che a List vada riconosciuto i contributo insostituibile dato alla rinascita pagana tedesca ed europea poiché senza di lui alcuni accadimenti, per noi fondamentali sul piano spirituale, non avrebbero avuto forza sufficiente per manifestarsi.
Prima di addentrarci nell’esposizione del sistema Armanen, è necessario premettere che l’unica traduzione in italiano di un testo listiano (Il Segreto delle Rune) non è stata in grado di riportare la complessità e la profondità dello scritto di List, il quale attraverso similarità fonetiche e assonanze voleva far comprendere le caratteristiche del linguaggio primitivo degli Arii (denominato “Kala”, che era alla base delle 18 rune originarie).
Da qui la necessità per chi intende approfondire lo studio su List e le sue rune di far riferimento ai testi originari o alla sua traduzione inglese inglese del “Segreto delle Rune”: “The Secret of the Runes” a cura di S. E. Flowers, 1988, ed. Destiny Book Vermont.
Le 18 rune del sistema Armanen sono le seguenti:
Fa, Feh, Feo = incendio, bestiame (Vieh), proprietà (Besitz), crescere, distruggere (Fetzen).
La parola radicale “fa” rende questa runa simbolo della “parola primordiale”, e quindi del principio del crescere e del “morire per rinascere”, della transitorietà dell’esistenza e della continua evoluzione-trasformazione dell’Ego.
Ur = primordiale, eternità (Urewigkeit), resurrezione (Urstand), toro primitivo (Bos Primigenius). “Un altro ne conosco che è utile per gli uomini / che vogliono essere medici“ (Havamal).
Chi è in grado di riconoscere la causa di un fenomeno è in grado di contrastare la sfortuna e aumentare la fortuna. Quindi è necessario conoscere se stessi per conoscere tutto.
Thorr, Thurs, Thorn = Thorr (saetta, tuono), spina della morte e della vita (Dorn).
“Un terzo ne conosco: se devo difendermi dal mio nemico / ottundo la lama del mio avversario, / così che non taglino le sue armi” (Havamal)
Dorn è la “spina della morte” che Wotan usa per punire la Valkiria Brunilde, ed è opposta alla spina della vita (fallo) con cui la morte è sconfitta. Quindi noncuranza della morte che è sconfitta dalla continuazione della vita attraverso la rinascita.
Os, As, Ask, Ast = Ase (uno degli Asi); frassino (Eschel), bocca.
”Un quarto ne conosco: se serrano le catene / le mie membra, / io canto in modo di poter fuggire; / scattan via i ceppi dai piedi, / e i legami dalle mie mani” (Havamal)
La “forza spirituale” ti rende libero, perché il potere spirituale si manifesta attraverso la parola, il suono (vedi il riverbero degradato di questa verità nel passo biblico “In origine era il verbo…”)
Rit, Reith, Rath, Ruoth = Rit[a] (ruota cosmica), destra o dritta (Recht); “Un quinto ne conosco: se vedo volare un dardo, / scagliato dal nemico, verso la mia sciera, / non volerà così forte, che io non lo possa trattenere, / purché con i miei occhi lo veda” (Havamal)
La spiccata consapevolezza introspettiva degli ariani era frutto della coscienza della loro divinità che promanava dall’intima sintonia che si sentiva con la “divinità”. Così l’interiorità-divinità, tipica degli Arii, spiega il loro disdegno della morte e l’illimitata fede nel “divinità”. Così l’interiorità-divinità, tipica degli Arii, spiega il loro disdegno della morte e l’illimitata fede nel “divino” del Sé, che si esprimeva nel concetto di Rit[a] (ordine, legge cosmica), di cui le proprie divinità erano garanti, al quale l’uomo ario cercava di aderire il più fedelmente possibile.
Questa runa perciò dice: “Io sono la mia legge, questa legge è eterna ed indistruttibile e quindi io sono indistruttibile, perché io sono la mia legge”.
Ka, Kaun (ragazzo), Kan, Kuna, Kon, ardito (Kuhn).
“Un sesto ne conosco: se qualcuno mi tormenta / con le radici di un albero / costui, che mi ha eccitato all’ira, / il male lo renderà in vece mia” (Havamal).
L’albero cosmico dei popoli arii è Yggdrasil, di fianco al quale gli alberi cosmici degli altri popoli sono sentiti come “piante estranee”. Da ciò List afferma la necessità, per i popoli di origine ariana, di mantenere integre le proprie radici spirituali, ma anche prettamente biologiche: “Il tuo sangue, il tuo bene prezioso”.
contenere il tutto, rinchiudere; grandine (Hagell), distruggere; ”Un settimo ne conosco: se vedo una casa bruciare / al di sopra di chi ci abita, / non arderà tanto che io non la possa salvare; / io so cantare quel canto” (Havamal).
Hagal – coscienza di portare in se stessi tutto, il tutto e quindi anche il proprio Dio (vedi la massima ermetica: “Come in alto così in basso”). La consapevolezza di ciò produce una forte autostima e quindi potere magico. Chi è in grado di generare in sé questa consapevolezza controllerà i livelli materiali e spirituali. Quindi: “Accogli i Tutto in te e controllerai il tutto”.
Nauth, Noth (Not = necessità), Norna, obbligo del destino. “Un ottavo ne conosco; che è per tutti / utile ad apprendere: / dove l’odio cresce tra i figli di un principe, io in breve lo posso placare” (Havamal).
L’ineluttabilità del destino è decisa dalle Norne che lo determinano in accordo alla legge primordiale dell’ordine cosmico (Rit[a]). Avere consapevolezza di ciò ci permette di comprendere la causa dei vari accadimenti. Questo permette di avere consapevolezza delle linee di evoluzione del futuro e quindi la capacità di comporre le discordie attraverso l’incanalamento della chiaramente nota via del destino. Quindi: “Usa il tuo destino, non opporti ad esso”.
Is, ghiaccio (Eis), ferro (Eisen).
“Un nono ne conosco: se mi spinge la necessità / di salvare in mare la mia nave, / io posso quietare il vento sui flutti / e calmare le acque“ (Havamal).
Attraverso “l’indubbia coscienza del proprio potere spirituale” si può percepire il potere della nona runa, cioè: “Sviluppa il potere su te stesso e avrai potere su tutte le cose del mondo spirituale e fisico che si leveranno contro di te”.
Ar, sole fuoco primordiale (Urfir), ariani, aquila (Adler).
”Un decimo ne conosco; se vedo delle “streghe” volteggiare nell’aria / opero in modo che esse non riescano a ritrovare / le loro spoglie, e i loro spiriti” (Havamal)
L’Ar, il fuoco primordiale (Urfir), la luce, il sole distruggono l’incertezza materiale e spirituale. Gli ariani hanno basato la loro legge cosmica nel segno di Ar. Da qui discende il precetto: “Rispetta il fuoco originario”.
Sol, Sal (salute), Sul, Sig (vittoria), Sigi, sole, salvezza (Heil), Vittoria (Sieg).
“Un undicesimo ne conosco: se devo guidare / a battaglia dei vecchi amici, / io canto dietro lo scudo ed essi marciano / intrepidi alla pugna, / e incolumi ne ritornano: / ovunque essi vanno sani e salvi” (Havamal).
Salvezza e Vittoria – Sal und Sieg – è il millenario grido di battaglia e di saluto ariano. Questo concetto è stato simbolizzato dalla runa sig: “Lo spirito creatore deve conquistare”.
Tyr, Tar, Tur (il Dio Tyr), Thier (animale).
“Un dodicesimo ne conosco: se vedo un impiccato / pendere dall’alto di un albero, / in tal modo incido e dipingo delle rune, / che costui può discenderne, / e mettersi a parlarne con me“ (Havamal).
Come Wotan ritorna dopo il suo auto-sacrificio – che è da intendersi come un processo di “morte e rinascita” non solo spirituale ma anche materiale – così ogni individuo ritorna dopo ogni vita sotto spoglie umane attraverso una rinascita.
Per questo Tyr – Tar significa generare, vivere e morire e di conseguenza la dodicesima runa è anche la “runa della vittoria” ed è incisa sulle lame delle spade e delle scuri come segno propiziatorio per la vittoria. Si dirà quindi: “Non temere la morte – non ti può uccidere”.
Bar, Beork, Biork, nascita (Geburt), feretro (Bahre).
“Un tredicesimo ne conosco: se verso dell’acqua / su un giovane guerriero, / egli non cadrà anche se nel mezzo della mischia, / e non piegherà di fronte alla spada” (Havamal)
Nella runa Bar s’incarna la vita eterna che promana dal tutto, essa si pone in netta opposizione alla vita umana che si alterna tra nascita e morte. Questa vita (umana) è esposta anche alla “forza del destino” che in base al caso influenzerà la libera volontà dell’uomo. Le genti germaniche (indoeuropee) non riconoscevano alcun “cieco destino”. Credevano alla predestinazione, ma ritenevano che gli accidenti del caso che si frapponevano sulla via del completamento e compimento del proprio destino, accrescessero il proprio potere spirituale. Perciò “La tua vita è nelle mani, credila in te”.
Lagu, Logr, legge originaria (Urgesetz), mare (Meerl), caduta (Untergang).
“Un quattordicesimo ne conosco: se agli uomini devo / enumerare tutti gli dei, / tutti gli Asi e gli Alfi io ben conosco; / così non sa nessun stolto“ (Havamal).
La base del pensiero religioso ario era la conoscenza del carattere organico del tutto. Tale verità costituiva un dato esoterico che veniva comunicato al popolo in miti formulati simbolicamente, poiché l’occhio popolare non addestrato, non abituato a tali visioni “profonde” non era in grado di assimilare la “verità” in maniera diretta. Per cui la quattordicesima runa afferma: “Prima impara a navigare, poi osa viaggiare per mare”.
Man, Mon, uomo(Mann), luna (Mond) [Ma = Maotre, crescere vuoto o morto].
”Un quindicesimo ne conosco: che cantò Thiordhrorir (il nano), davanti alle porte di Delling: / forza auguro agli Asi, successo agli Alfi, /saggezza a Hroptatyr” (Havamal).
La quindicesima runa comprende un riferimento alla luna piena e all’uomo. List chiude l’analisi con un’esortazione quale sunto del significato di questa runa: “Sii uomo”. È questa la parte in cui emergono maggiormente le difficoltà di traduzione a cui prima accennavo.
Yr, Eur, Iride, arco (Bogen), sconcertare (Irren), collera. ”Un sedicesimo ne conosco: se volgio ottenere i favori e le grazie di una donna, / sconvolgo alla fanciulla dalle bianche braccia / la mente e ogni suo senso” (Havamal).
La runa Yr è la runa “uomo” capovolta e indica anche la luna calante, opposta alla luna piena della runa “uomo”. Quindi ha un duplice significato; la mutabilità della runa e inoltre come runa dell’errore (Irren) si riferisce alla lunatica mutabilità della natura femminile.
Eh, Ehe (matrimonio), legge (Fesetz), cavallo (Pferd). “Un diciassettesimo ne conosco, che mai mi lascerà / quella giovane donna“ (Havamal).
La diciassettesima runa Eh, si contrappone alla sedicesima.
Mentre Yr ammonisce contro i transitori affari di cuore, la runa del matrimonio afferma il concetto dell’amore duraturo tra uomo e donna basato sul matrimonio. Eh afferma un’antica legge, il matrimonio è il fondamento dei popoli, perché secondo una antica formula di matrimonio dei teutoni il matrimonio è legame di sangue, cioè la legge alla base della continuità della comunità.
Quindi: “Il matrimonio è il legame degli ariani”.
Fyrfos, croce uncinata.
“Un diciottesimo ne conosco che mai svelerò / né a donna né a fanciulla / tutto va meglio quando è uno solo che sa; / questo sia il commento dei mie canti / se non a lei sola che mi accoglie fra le sue braccia / oppure a mia sorella“ (Havamal).
La diciottesima runa è – senza dubbio in modo intenzionale – un “fyrfos” che riprende questo segno sia nel nome che nel significato, senza tuttavia esaurirlo. Da ciò emerge l’intenzione degli scaldi di celare il reale significato del Fyrfos.
Solo successivamente, dopo notevoli pressioni, hanno rilevato un latro segno che ha parzialmente sostituito il Fyrfos. Questo segno sostituito della diciottesima runa è Ge, Gi, Gifa, dono (Gebe), donatore (Geber), Dio (Gott), terra, morte. La differenza tra le due rune risiede nel fatto che Ge o Gibor è la chiarificazione su un piano essoterico di quello che il Fyrfos afferma sul piano esoterico. Mentre Gibor afferma che il divino è qualcosa di esterno all’uomo e verso il quale è necessario elevarsi (l’uomo è stato creato dalla Divinità e tornerà alla Divinità), il Fyrfos, sul piano iniziatici, afferma la non alterità tra la natura umana e quella divina (la conoscenza del Dio la si coglie scavando nella natura umana), un parallelismo come questo lo possiamo trovare nella “massima” alchemica V.I.T.R.I.O.L.
Così si può affermare: “Uomo sii uno con Dio”.
La particolarità di questo canto runico (Runatals – Tratta – Odhins) è che lo scaldo interpreta le singole rune in maniera occulta, non comunicando in modo esplicito le “formule invocatorie” per attivare i diversi segni runici, ma rilevando abbastanza per favorire la riscoperta del loro significato ai più degni.
Quindi conclude con questi versi:
“Ora son finiti i canti di Har, nella casa di Har / assai utili ai figli degli uomini ma nocivi ai figli dei giganti. / Saluti a chi li cantò! / Salute a chi li conosce! / Se ne giovi chi li apprese! / Salute a chi li ascoltò!”
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