In un precedente articolo Kernunnos ha, esaurientemente e sinteticamente, spiegato il significato dell’albero nelle antiche culture europee, nonché la sua partecipazione dei tre stadi dell’esistente. Ora io – invece – mi soffermerò sulla simbologia dei vari alberi nella antica cultura scandinava. La trattazione non può che iniziare col frassino, “eccelso fra gli alberi”. Yggdrasil, ad esempio, è un frassino. È legato ad una duplice simbologia animale: da un lato all’aquila, animale che si eleva verso gli Dei, simbolo – ancora – dell’elevazione e della conoscenza diretta dei segreti divini; dall’altro al lupo, minaccia oscura e incombente all’ordine cosmico. Albero dai numerosi usi medicinali, era strettamente legato alla potenza dell’uomo primordiale. Fu Askr (Frassino) – infatti – il nome del primo uomo creato dagli Dei.
Nel tasso si riconosce funzione fortemente apotropaica. Capace di scacciare i demoni, sacro al dio-arciere Ullr, abitatore di Ydalir (Valli del Tasso). Con l’arco Ullr disperde le forze dell’oscurità e del caos. Il suo arco è di Tasso. La runa Eohl significa tanto tasso quanto arco di tasso, difatti. Embla (o Emla), che con Askr (frassino), formò la prima coppia, sembrerebbe proprio essere un tasso.
L’olmo si lega alla figura del guerriero, e – difatti – nelle kenningar (“metafore”) è inteso come forza e asse del mondo.
La quercia è legata alla potenza e alla longevità. Ritenuta capace di attirare i fulmini è evidentemente connessa con il dio Thor. Diversi toponimi nordici nei quali nei quali il nome del dio del tuono è connesso al termine lundr (“bosco”), paiono alludere a boschi di querce a lui sacre. Tale albero pare avere connessione, anche, con il dio Fjorgynn parde di Frigg. Legata al significato di saldezza è anch’essa corrispettivo dell’eroe. La pira funeraria di quercia rappresenta l’elevazione dello spirito del morto verso il cielo.
Il melo indica energia vitale e fecondità; Idhunn è la custode di mele magiche che permettono l’immortalità degli dei e che i giganti (simboli del caos) cercano di sottrarre per distruggere gli Asi. Skirnir, messaggero di Freyr, offre a Gerdr, come regalo d’amore del proprio signore, “undici pomi tutti d’oro”. Nella “Saga dei Volsungar” in un grande albero di mele è conficcata da Odino una spada che solo Sigurdr, discendente di Volsung ( a sua volta discendente del Padre-di-Tutti) avrebbe potuto estrarre.
L’allusione ai frutti del melo è metafora di conoscenza e prosperità. Nel tardo medioevo assume il simbolo di potere regale (legato alla prosperità della stirpe).
Il noce è legato al concetto di fecondità e a figure femminili. Idhunn fu mutata in noce. È ricordata come metafora, anche, per le lacrime di una donna.
Il nocciolo è strettamente legato, invece, al rituale dello svolgimento di un duello. Sul terreno di un duello, lo spazio era contrassegnato con paletti di nocciolo. Nella “Saga di Egill”, attorno alla corte, per un giudizio furono piantati paletti di nocciolo collegati fra loro da una fune, avente valore di legame sacro (vebond). Questi paletti (tjosnur) avevano – forse – forma fallica.
Il vischio è sempreverde, dunque, legato all’immortalità. È parassita, cresce su diversi alberi e ne sottrae la linfa. È capace di conservare perennemente la forza vitale della natura e perciò fu sacra a molti popoli (soprattutto i celti) e ritenuta dotata di virtù apotropaiche.
Hrdr, “istigato” da Loki, ucciderà Baldr col vischio. Poiché Baldr è il dio che tornerà dal regno dei morti, al Ragnarok, per governare sul ciclo che verrà, la sua morte ha carattere rituale. Solo il vischio – difatti – possiede il segreto dell’eternità e può trasmettere una morte nella quale siano contenuti i germi della rinascita.
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