La "cattolicissima" Polonia, è uno dei Paesi chiave della rinascita e del risveglio dell'Antica Fede Slava. In taluni paesi Slavi il Politeismo sopravvisse fino a tempi davvero recenti(XIII secolo inoltrato), ma nonostante tutto l'Antica Religione è ammantata di un fascino misterioso che attrae però soprattutto i giovani. Questo film, "Stara Basn" è un vero e proprio kolossal.
E' costato l'equivalente di 10 milioni di dollari, e si è potuto avvalere dei più gettonati attori polacchi. Ed è stato diretto dal regista Jerzy Hoffman, non nuovo a tematiche "storiche", avendo in precedenza diretto il film "Ogniem i mieczem"(1999), avente per tema la guerra tra Ucraina e Polonia, nel XVII secolo.
Ora, ovviamente, l'Albero del Mondo non è un sito di cinematografia. E quindi il nostro interesse è poco focalizzato sulla resa degli attori e la qualità tecnica. Solo per amore di completezza e di correttezza, diremo che la recitazione è davvero pessima e monocorde. L'attore protagonista(Michal Zebrowski), che interpreta un "variago" scandinavo rimasto però a vivere tra gli Slavi, è davvero pessimo e recita in modo legnoso e monocorde. Bogdan Stupka che interpreta, il "cattivo" Popiel è addirittura ridicolo, a tratti. E pessimo si rivela il finale, reso con degli effetti digitali davvero fastidiosi e stucchevoli. Detto questo, torniamo invece al motivo di interesse principale per noi di questo film, che lo rende appetibile e "doveroso" per qualsiasi Pagano:la trama e la "resa" degli elementi mitologici.
Il film è costantemente in bilico tra ricostruzione storica-antropologica decisamente perfetta e accattivante e elemento magico-religioso, imprescindibile per il tema trattato. La storia è sfaccettata, e prende il via dalle spietate macchinazioni di una prostituta che è riuscita a sposare un forte signore locale, Popel, per favorire al potere il proprio figlio "bastardo" a tal punto da convincere il marito ad uccidere i propri nipoti, legittimi eredi.
La storia poi continua con le avventure di Ziemek, un vichingo "lasciato indietro" dai suoi e rimasto a vivere tra i Polacchi. Egli si innamora della bella Dziwa(Marina Aleksandrova). Questa è la figlia di un mercante che capeggia la rivolta del consiglio dei contadini contro Popiel, ed è una strega taumaturga destinata però a diventare Sacerdotessa del Dio del Sole.
I costumi sono favolosi. Le battaglie sono spettacolari e cruente, lontanissime dal "didascalismo" politicamente corretto dei polpettoni storici all'americana. Splendida la descrizione degli elementi magici:da quelli "naturali" della strega Dziwa, agli "incantesimi d'Amore" di vecchie streghe praticone. Molto bella anche la ricostruzione di un antico Tempio ligneo pagano, con il caratteristico idolo-totem policefalo(simile a quello ritrovato a Stettino, ed adorato dai Pomerani, lo Zbrucz(dal nome dell'affluente del Dniestr in Ucraina, dove fu ritrovato nel 1848)del dio Triglav, "a tre teste" come anche dichiarato nelle cronache da Saxo Gramaticus, testimone di un simile idolo, Sviantovit, nell'Isola di Arkona, il "centro" Religioso Sacro degli Slavi). Suggestiva la lunga scena della Celebrazione di Kupala, il Solstizio di Estate.
Libagioni, canti "estatici" e un immenso falò rituale. Le donne si denudavano, danzavano, cantavano. Gli uomini bevevano birra e idromele dai corni, saltando "letteralmente" nel fuoco(uso traslato anche in successive feste cristiane). Addirittura epica e maestosa(a tal punto da valere da sola la visione dell'intero film)la scena dello scontro tra Variaghi e Slavi. I Norvegesi e i Polacchi si scontrano duramente, senza pietà e sanza esclusioni di colpi. Di fronte a una "empasse" snervante, decidono di eleggere due campioni. Gli Slavi, si affidano paradossalmente proprio al "vichingo" Ziemek. Gli Slavi chiaramente vengono rappresentati dallo Jarl, il loro Signore. Ziemek ha la meglio sull'ex compagno e Signore. E così sotto gli occhi sbigottiti degli Slavi, urlando lode ad Odino i Variaghi si suicidano colpendosi vicendevolmente con le spade. Nel mondo Pagano, la morte sul campo di battaglia è sempre Onorevole.
E così anche il più cruento e violento dei nemici va degnamente "tributato". Così gli Slavi pongono i cadaveri degli scandinavi sulla loro Drakkar(la nave-dragone)e la incendiano, secondo il loro proprio uso funebre, lasciando andare la nave in fiamme nell'ansa del fiume da cui erano arrivati. Uso di cremazione peraltro comune agli Slavi, come si può vedere in un'altra scena. Alla morte del mercante Wisz, questi viene posto sulla sua nave e arso. La moglie ancora viva, si pone al fianco dello sposo e si lascia bruciare assieme a lui, benchè ancora viva(e questa usanza era ampiamente condivisa dagli Scandinavi).
Il film in italiano non esiste. Quindi, sarà necessario procurarsi il dvd originale polacco e vederlo con i sottotitoli in inglese. I sottotitoli però sono semplici e scorrevoli, e non rendono in alcun modo difficile la visione del film.
Ripetiamo, nonostante le lacune interpretative e uno stile registico molto televisivo e piatto, tuttavia "Stara Basn" è un film essenziale per tutti coloro che si definiscono Pagani. Alla fine, nel totale, la visione del film scivola via che è una bellezza e si rimane decisamente soddisfatti. Per me, da anni interessato all'approfondimento del mondo slavo-baltico è stata una esperienza sensoriale decisamente piacevole vista la difficoltà di reperimento di libri in italiano sull'argomento.
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