Il Centro Studi Albero del Mondo vuole omaggiare con questa pagina la figura misconosciuta di Theodor Kittelsen, grande artista norvegese dell'800 e vittima delle censure culturali sia da parte delle "intelighentje" conservatrici che da parte di quelle progressiste.
Censura non giustificata da vicende politiche - come nel caso del suo connazionale Knut Hamsun - ma semplicemente dal suo non allinearsi alle posizioni cosmopolite e qualunquiste che sempre hanno contraddistinto il mondo della critica artistica, generalmente spocchiosa e arrogante e questa volta concorde, al di la delle parti politiche, nel deprezzare una figura che nonostante tutto riemerge ciclicamente con forza.
A Kittelsen non si perdonava (e non si perdona tutt'ora) l'amore per le tradizioni ataviche, per il mito e per il paesaggio, che nella sua visione delle cose era un qualcosa di vivo e legato allo spirito della sua terra.
Il nome di Kittelsen ebbe una piccola riscoperta quando a metà dello scorso decennio il movimento Black Metal nordico utilizzo negli artwork alcune sue opere; in particolare Varg Vikernes mente e braccio del project Burzum, dimostro un grande interesse nei riguardi della produzione artistica del suo conterraneo.

Non vogliamo qui riportare una semplice biografia critica sul Kittelsen, tra l'altro facilmente reperibile nel web, quanto piuttosto sottolineare e approfondire alcuni aspetti della sua persona e della sua produzione artistica.
Nato a Kragerø (Telemark) nel 1857, Theodor Kittelsen ebbe modo di formarsi culturalmente ai bagliori del tardo romanticimo nordico, fenomeno fortemente influenzato per una naturale osmosi da quello tedesco.
Fondamentale nel suo sviluppo la crescita nel meraviglioso contesto naturale in cui era sita la casa paterna (nella Norvegia meridionale) nel contraddittori contrasti paesaggistici propri al Telemark, regione che spazia dalle lande marine meridionali fino alle gigantesche foreste confinanti con il Buskerud..
Presto orfano di padre, Kittelsen iniziò una vita errabonda sostenendosi con apprendistati lavorativi artistici o artigianali.

Mi soffermerei molto su questo periodo del Kittelsen; nei suoi spostamenti maturò infatti in lui quella mistica del viaggio e del sentiero propria del tardo romanticismo e che più tardi segnerà un riferimento culturale per una mistica nordico/mitteleuropea del viaggio come metafora del cammino spirituale del singolo.
Influenza che con sfumature ben diverse sarà comunque visibile nel '900 in Hesse o Hamsun ad esempio.
Un quadro di Kittelsen incentrato sulla figura di Soria Moria diventerà infatti poi popolare tra i fermenti della inquieta Jugendbewegung tedesca, amante del vagabondaggio e della tradizione.
Invito altresì ad analizzare con attenzione i riferimenti simbolici al tema del sentiero che nella produzione Kittelseniana sono estremamente presenti.
Con sudati sacrifici personali Kittelsen riuscì ad acquisire una solida e sudata formazione accademica, prima come allievo di Von Hanno e poi come studente della Scuola Reale di Disegno sotto la guida di Julius Middelthun.
Trovata la necessaria serenità finanziaria Kittelsen si trasferì per un soggiorno di studio all'estero in quel di Monaco di Baviera, allora grande punto di riferimento culturale per tutta l'Europa e tra le altre cose ricca di una consistente comunità di pittori e artisti norvegesi trai quali Kittelsen conobbe Erik Werenskiold, Eilif Peterssen, Gerhard Munthe e Christian Skredsvig.
Verso la fine del suo soggiorno tedesco Kittelsen avvertì in modo struggente il richiamo della sua nordica patria, sentimento che espresse benissimo nel seguente stralcio di una sua missiva: "" Quello che mi strugge è il misterioso, romantico, e magnifico aspetto dei nostri panorami, ma se d'ora innanzi non riuscissi a combinare questo sentimento con un salubre studio della Natura, temo che mi incamminerò verso la stagnazione.
Mi diventa sempre più chiaro quello che dovrò fare, ed ho avuto molte ispirazioni - ma io devo, devo tornare a casa, altrimenti non produrrò nulla...""
Pregnante di significato fu per Kittelsen il viaggio verso il "Grande Nord" che intraprese appena tornato in Patria - ritorno denso di molte disillusioni - su invito della sorella acquisita. Gli estremi scenari, la gente e le tradizioni delle lande più settentrionali della Norvegia (in particolare il soggiorno nelle isole Lofoten-Vesteralen che già ispirarono Edgar Allan Poe) daranno un impulso fondamentale a quelli che saranno due dei più importanti lavori di tutta la sua carriera: l'illustrazione di ""Troll Magic"", libro commentato a livello di testo da Jonas Lie e "Fra Lofoten" a tema paesaggistico.
Accanto all'amore per il tema paesaggistico vissuto con una sensibilità romantica ed al fascino molto sentito verso la figura del Troll,

Kittelsen iniziò a coltivare - verso l'ultimo decennio dell'800 - una vena macabra legata alla storia patria.
Difatti nacque in lui un morboso interesse verso la "Peste Nera" che in Norvegia ebbe un impatto tutto particolare data la già forte scarsità abitativa.
Intere cittadine vennero nuovamente ingoiate dalle grandi foreste e non era raro per gli scarsi viandanti trovare in quel periodo abbondanti resti umani lungo le difficili piste che correvano per il paese.
Non solo questo però... Kittelsen, da attento escursionista e osservatore, seppe cogliere una sfumatura degli ambienti naturali e del bosco in particolare, che l'idillio romantico taceva per ovvie questioni di sensibilità estetica e non solo.
Chi pratica alpinismo non soltanto con le gambe capirà di cosa vaneggio...

Il bosco e la montagna hanno una parte oscura molto sviluppata, l'acritica esaltazione paesaggistica di essi in senso solare non corrisponde alla realtà.
Il Bosco Sacro ai Latini e Celto/Germani era tale proprio perchè forte era il rapporto con il mondo infero/ctonio oltre che con quello solare. nel bosco il ciclo morte/vita è costante, palpabile a meno di non avere "bende" sugli occhi...
E stessa cosa dicasi per la montagna dove la morte è costante amica della sua prole: tant' è vero che molte grotte ai piedi degli Appennini furono scelte come luoghi iniziatici per l'investitura alle armi equestri, sulla scia di ritualistiche guerriere molto più antiche e poco cristiane. I
disegni di Kittelsen hanno una grande vividezza in questo senso e riprendono temi cari al folklore norvegese medioevale... Negli ultimi anni della sua vita Kittelsen esplorerà una interessante variante del suo mondo fantastico, attribuendo alle creature del folklore norse un intimo legame - anche fisico - con il paesaggio, creando disegni di grande impatto e bellezza.
Morirà nel gennaio 1914 in un sobborgo di Oslo che il caso volle confinante con la residenza di un altro grande norvegese: Edvard Munch.